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Ennesimo episodio di aggressione ai danni di un medico di Continuità Assistenziale

Ennesimo episodio di aggressione ai danni di un medico di Continuità Assistenziale

MODENA: Ennesimo episodio di aggressione ai danni di un medico di Continuità Assistenziale. FIMMG CA: “inaccettabile continuare a lavorare in questa situazione. Quanto fatto fino ad ora in termini di sicurezza NON è sufficiente”.

Ancora una volta si è costretti ad evidenziare con forza le criticità rappresentate dalla sicurezza sul lavoro dei medici di Continuità Assistenziale.
Nella serata di venerdì 30 luglio 2021, nella postazione di guardia medica di Modena, ubicata presso il Policlinico cittadino, si è purtroppo verificato un altro spiacevole episodio di violenza nei confronti di un collega, impiegato nello svolgimento della sua attività lavorativa.
Il medico è infatti stato aggredito prima verbalmente e poi fisicamente (con tanto di lancio di oggetti contro il sanitario) da parte di un giovane uomo di 40 anni che non ha fornito documenti.
Causa della escalation della follia sarebbe stata la richiesta di un certificato di malattia di 5 giorni per un presunto incidente; alla richiesta delle generalità da parte del medico, e a seguito dell’ opportunità di eseguire accertamenti diagnostici più approfonditi vista la natura traumatica dell’ evento, il paziente sarebbe andato su tutte le furie iniziando a inveire contro il sanitario e tirandogli addosso tutto ciò che era presente sulla scrivania.

Con grande rammarico la medicina del territorio si trova a fare i conti con un disastro che, sotto certi punti di vista, si potrebbe definire “annunciato”.

Nel corso degli anni FIMMG CA ha più volte segnalato, sia con iniziative nazionali che a livello locale (vedi il DOSSIER “Storie di ordinaria follia”), la precarietà dei livelli di sicurezza in cui lavorano molto colleghi, costretti a operare in sedi non idonee e fatiscenti, con strumenti e presidi di tutela del tutto insufficienti per garantire un servizio efficiente e di qualità.

Non si può accettare che, ancora oggi, un medico si rechi sul posto di lavoro, luogo di massima espressione della propria professionalità e competenza, con la paura di non poter tornare a casa al termine del turno.
Quanto emerso dall’ episodio increscioso occorso al collega modenese pone dei doverosi interrogativi, che, alla luce del periodo storico vissuto, destano profondo sgomento e incredulità.
Il paziente ha infatti avuto libero accesso all’ ambulatorio del medico di Continuità Assistenziale, senza alcun filtro telefonico a regolarne l’ ingresso. Filtro che avrebbe garantito un profilo di sicurezza non solo dal punto di vista personale ma anche per quanto riguarda il rischio infettivo da COVID-19.
Come è possibile che non fosse previsto un triage telefonico antecedente all’ ingresso del paziente, esponendo dunque il medico in servizio ad UN DOPPIO RISCHIO, infettivo e di sicurezza personale?
Come è possibile che non fosse presente una via di fuga dall’ ambulatorio, né dispositivi di emergenza (pulsanti antipanico etc) da attivare in caso di pericolo?
Tutto ciò è reso ancora più grave se si pensa che la maggior parte delle postazioni di Continuità Assistenziale sono MONO-OPERATORE, con il singolo medico deputato alla gestione del paziente nella sua totalità e complessità.
Inoltre come si sono potute ignorare le raccomandazioni dell’ OMS e del MINISTERO della Salute, sulla necessità di “filtrare” gli ingressi nei presidi sanitari grazie ad un triage atto a stabilire la presenza di rischio infettivo da COVID-19?
Perché per entrare nel Pronto Soccorso è giustamente necessario sottoporsi ad una valutazione preventiva, mentre questo protocollo non è adottato in alcune sedi di guardia medica?
Esistono forse “medici di classe A” e “medici di classe B”?
OVVIAMENTE NO.
Così NON VA BENE.

La necessità è quella di cambiare marcia; di mettere in atto le misure di sicurezza preventive che da tempo sono state indicate e suggerite e hanno trovato altresì espressione, seppur in forma imperfetta e parziale, nella recente legge a tutela della sicurezza degli operatori sanitari (legge del 24 settembre 2020)

FIMMG continuerà a lavorare a qualsiasi livello affinché vi sia piena realizzazione della legge antiviolenza, sia attraverso il preciso monitoraggio degli eventi critici, sia attraverso la costituzione di tavoli volti alla definizione di sempre più efficienti misure di sicurezza che garantiscano omogeneità di trattamento, risultato e tutela del benessere lavorativo.
Una sicurezza che non può limitarsi alla produzione di misure coercitive ma necessita inevitabilmente di essere accompagnata da una rivoluzione organizzativa, culturale ed educativa.

Senza pensare che esitano sanitari di classe A e altri di classe B.

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